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2008

EPIPHANIES

L’ultimo lavoro del gruppo ferrario freres attua un passaggio a media d’arte più innovativo che supera il limite dell’opera installata in sito e privilegia l’evento tenendo come fine estetico la costante che ha contraddistinto il gruppo negli ultimi anni: la fotografia come arte di trasduzione verso i mondi nascosti dietro l’ordine descrittivo del reale.

Le presenze sono partite dal caos multiforme per approdare, passando dalle visioni inumane di O.A., all’apparizione in cui la folla si rispechia nel desiderio di superare per un attimo la contingenza del quotidiano che struttura la poetica di questo nuovo lavoro.

Esso prende forma di un happening organizzato tramite mailing rivolto agli internauti disponibili a muoversi per un evento in forma di presenza in un luogo convenuto.
La presenza prevede il possesso di elementi formali unificanti: vestiti, oggetti, acconciature, colore della pelle, etc.etc..

La finalità di questa presenza ha un tema che si sostanzierà in un’apparizione, la moltitudine, l’uomo-massa-rete si rispecchierà come vera icona nell’apparizione che è fotografia dell’evento.
Il dato descrittivo del reale rimane la fotografia quale documentario rivolto alla descrizione della personificazione in cui è condensata l’ansia della moltitudine; epifania che si irradia come simulacro della folla.

Materiali
stampe digitali delta in strutture in plexiglas, policarbonato e acciaio
Happening: luogo da definire

“Il lavoro di cui mi occupo ha dei punti di tangenza con l’arte essendo io un ricercatore agrègè di paleontologia. Le forme e i colori, quando ne conservano nei manufatti ritrovati, le prospezioni aeree che evidenziano la presenza di tracciati d’opere antropiche ormai seppellite a volte sembrano essere documentazioni di Land Art che ho visto in qualche museo nel tempo libero o il plagio di enigmatici crop circles.
Lo stesso, mi fa specie, che mi venga richiesto un parere su un evento artistico di cui , mio malgrado, sono stato testimone.
Un sito nello Jura elvetico, nota terra di faglie e di ripiegamenti di Fleysch e verrucani, immerso nella quadratura dei resti di un accampamento del Riss-Wùrm una facies d’estremo interesse perchè clivage fra l’isotopico 5 e l’isotopico 6 a poco a poco il sito si è riempito di una folla completamente estranea al posto nè pastori. Nè montanari, nè appartenenti alla squadra di scavo.
Erano lì per un evento che ha preso forma in un uomo in cima a un costone prospiciente il sito.
Nel silenzio sopraggiunto all’improvviso quest’uomo ha levato le braccia al cielo, ha fissato la folla e questa ha avuto un attimo di empatia durato fino alla sua sparizione.
La sera tutto era tornato al silenzio di sempre e alla solitudine del lavoro.
Ho ricordato con emozione la prima lezione di etnopantologia col docente tutto concentrato su un raduno sacrale di uomini del gravettiano sotto uno spuntone di roccia in cui poco era scienza…il resto arte da raccontare.

The latest work by the Ferrario Freres group represents a transition to a more innovative art medium that surpasses the limits of site-specific installation and prioritizes the event, aiming for the aesthetic constant that has distinguished the group in recent years: photography as the art of transduction towards the hidden worlds behind the descriptive order of reality.

The presence evolved from multifaceted chaos to arrive, passing through the inhuman visions of O.A., at an apparition where the crowd reflects itself in the desire to momentarily overcome the contingency of daily life that structures the poetics of this new work.

It takes the form of a happening organized via mailing aimed at internet users willing to participate in an event in the form of presence at a predetermined location. The presence entails possessing unifying formal elements: clothing, objects, hairstyles, skin color, etc.

The purpose of this presence revolves around a theme that will materialize in an apparition; the multitude, the human-mass-network, will reflect as a true icon in the photograph of the event. The descriptive data of reality remains the photograph as a documentary aimed at describing the personification in which the anxiety of the multitude is condensed; an epiphany that radiates as a simulacrum of the crowd.

Materials: digital prints on structures of plexiglass, polycarbonate, and steel
Happening: location to be defined

“The work I engage in has points of intersection with art since I am a researcher agrégé in paleontology. The shapes and colors, when preserved in the artifacts found, the aerial surveys highlighting the presence of anthropic traces now buried sometimes seem to be documentations of Land Art that I have seen in some museums during my free time or the plagiarism of enigmatic crop circles.

It surprises me that I am asked for an opinion on an artistic event of which, reluctantly, I have been a witness. A site in the Swiss Jura, a renowned land of faults and foldings of Fleysch and verrucani, immersed in the quadrature of the remains of a Riss-Würm encampment, a facies of extreme interest because of the cleavage between isotopic 5 and isotopic 6. Gradually, the site has filled with a crowd completely unrelated to the place, neither shepherds nor mountaineers, nor members of the excavation team.

They were there for an event that took shape in a man atop a ridge overlooking the site. In the sudden silence, this man raised his arms to the sky, gazed at the crowd, and there was a moment of empathy that lasted until his disappearance. By evening, everything had returned to the usual silence and solitude of work.

I recalled with emotion the first lesson in ethnopantology with the teacher entirely focused on a sacred gathering of Gravettian men under a rocky overhang where little was science… the rest was art to be told.”