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2012

GIUSTIZIA TODOESNADA

Il lavoro riprende il tema della giustizia vista però nella sua forma viscerale, quella che viene a sostituire il corso normale della giustizia corredato dalle garanzie basilari quali l’habeas corpus etc. L’imminenza della caduta di un regime, qualunque siano i suoi gradi di tirannia, incrina il rapporto del popolo e degli apparati dello Stato con il leader che fino a quel momento aveva detenuto un consenso indiscutibile. Gli esiti di questa frattura, che rapidamente si allarga, sono esiziali e fanno tracollare tutte le strutture attraverso cui il potere viene esercitato nel disordine fino al livello in cui queste diventano totalmente inerti e invisibili.

Questo è il punto di non ritorno. Il leader, il dittatore o il tiranno divengono così “cadaveri viventi” individui di cui la nazione deve sbarazzarsi perché non permetterebbero oblio necessario a qualunque transizione incruenta. Allora attorno al cadavere vengono perpetrate le vendette, i regolamenti di conti, i gattopardismi e i repentini cambi di casacca. Insomma è giustizia sommaria il cui criterio di discrimine è essere nel posto giusto al momento giusto. Il punto rotazione è l’esecuzione sommaria del tiranno o il suo rocambolesco salvataggio. La considerazione inevitabile, per chi soccombe, è che “tutto è nulla”.

L’opera riprende gli stilemi della fotografia di reportage con un occhio di riguardo all’estetica del “cogli l’attimo”, aggiustata con le evidenti immissioni di regia che il fotoreporter, “deus ex machina” dei meccanismi dell’oggettività, attua sul flusso del reale. L’opera è suddivisa in tre immagini che formano un trittico che ricostruisce la coralità degli eventi.

MATERIALI

Stampa digitale su carta cotone Canson inchiostri per fine art a lunga durata, teca di legno e vetro.
Dimensioni 70 x 100 cm c.

The work explores the theme of justice, but in its visceral form, one that replaces the normal course of justice accompanied by basic guarantees such as habeas corpus, etc. The impending fall of a regime, regardless of its degree of tyranny, undermines the relationship between the people and the state apparatus with the leader who had previously held unquestionable consent. The outcomes of this rupture, which rapidly widens, are fatal and lead to the collapse of all structures through which power is exercised into disorder, reaching a point where these structures become completely inert and invisible.

This is the point of no return. The leader, dictator, or tyrant becomes a “living corpse,” individuals from whom the nation must rid itself because they would not allow the necessary oblivion for any non-violent transition. Around the corpse, revenge, settling of scores, opportunism, and sudden changes of allegiance take place. In short, it is summary justice, with the criterion being in the right place at the right time. The pivotal moment is the summary execution of the tyrant or their dramatic escape. The inevitable consideration for those who succumb is that “everything is nothing.”

The artwork adopts the stylistic elements of reportage photography with a keen eye on the aesthetics of “capturing the moment,” adjusted with the evident directorial interventions that the photojournalist, the “deus ex machina” of objectivity, imposes on the flow of reality. The artwork is divided into three images forming a triptych that reconstructs the collective nature of the events.

Materials

Digital print on Canson cotton paper with long-lasting fine art inks, wooden frame with glass.

Dimensions: 70 x 100 cm each.