Seleziona una pagina

O.A.

Il lavoro consiste in una serie di sette immagini inserite in strutture lignee verticali e protette da un vetro fresnel con illuminazione indipendente. L’insieme viene installato in luogo chiuso con sottofondo di musica d’ambiente e, in uno spazio separato, la proiezione di un video in cui le immagini di base, rielaborazione elettronica di quelle analogiche presenti in ogni struttura lignea, sono animate in successione continua con variazione graduale di tono e colore. Un reperto murale a dimensione più grande riportante una delle apparizioni si trova in una zona isolata dell’ambiente di installazione.

Il lavoro è continuazione della ricerca sul rapporto tra fotografia e caos che contraddistingue la ricerca artistica del gruppo ferrariofreres. Delle apparizioni in forma di figura, che non si distingue se rappresentative di sacralità o se semplici scorie di mondanità, prendono corpo in paesaggi che emergono da accostamenti casuali di agglomerati residuali di osservazioni descrittive per indicazione, specchio di una presenza testimoniata,di luoghi distanti fra loro: fabbricati, case, cieli, alberi e animali si riassemblano in un ordine momentaneo che dà l’idea di qualcosa che da sempre è esistito. Una levitazione incerta, che a tratti sembra in galleggiamento in balia delle correnti di questi cieli perturbati, le porta a dominare il paesaggio e , apparentemente, gli osservatori che ne subiscono la visione. Nell’attimo dell’apparizione tutto sembra avere un ordine, tutto sembra nascere per uno scopo che va oltre la ragione umana; infine tutto sembra registrato in assenza dell’uomo da dispositivi che obbligano nell’ordine della visione piramidale il continuum del flusso di realtà.E’ questa vibrazione che si specchia nel dispositivo di registrazione meccanico della realtà a dare, a quelli che osserveranno le immagini, l’illusione di una oscillazione
armonica, quella che ogni osservatore spera di trovare al fondo di ogni visione come elemento di trasduzione per la conoscenza del mondo.

MATERIALI

fotografia in gelatina d’argento, legno, vetro, videoproiettore.

“…devo ammettere che , anche se la mia formazione è prettamente scientifica, a volte, gli artisti hanno facoltà di rappresentarsi, in modo intuitivo e incosciente, realtà nascoste che li avvicinano ai prodotti delle intuizioni di matematici e fisici. A parte che, questi ultimi, hanno la capacità di creare con una spiccata fantasia mondi che spiegano i fenomeni della realtà mentre l’artista riesce a far vibrare il reale coprendolo di suggestioni visive.
L’intuizione, presente in questo lavoro, di corpi che diventano vibranti all’unisono con il flusso d’energia che attraversa il mondo e che noi possiamo sentire, attraverso i corpi viventi ricordano gli oscillatori armonici elaborati dagli uomini di scienza per rappresentarsi il fenomenico. Che differenza esista poi se in fondo arrivano tutti e due, artista e scienziato a elaborare dispositivi, estetici il primo e logici il secondo, che permettono di rappresentare la ciclicità del tempo, il vibrare della materia e infine l’uomo che è traccia del continuo mutare del mondo.
Come per il monaco e il libertino, la donna da conio e le estatiche sante, l’erudito e il cretino di genio, nessuna differenza!”
Beo F. Tscheit
(ricercatore ini Storia della Scienza- Gottingen)

The work consists of a series of seven images inserted into vertical wooden structures and protected by fresnel glass with independent lighting. The ensemble is installed in an enclosed space with background music, and in a separate area, there is a projection of a video where the base images, electronically reworked from the analog ones present in each wooden structure, are animated in continuous succession with gradual variation in tone and color. A larger-than-life mural artifact depicting one of the apparitions is located in an isolated area of the installation environment.

The work is a continuation of the research on the relationship between photography and chaos that distinguishes the artistic research of the ferrariofreres group. Apparitions in the form of figures, which cannot be distinguished as representing sacredness or simply residues of mundanity, take shape in landscapes emerging from random juxtapositions of residual clusters of descriptive observations by indication, mirroring a witnessed presence of distant places: buildings, houses, skies, trees, and animals reassemble in a momentary order that gives the impression of something that has always existed. An uncertain levitation, which at times seems to float adrift in the currents of these disturbed skies, leads them to dominate the landscape and, seemingly, the observers who undergo the vision. At the moment of the apparition, everything seems to have an order, everything seems to be born for a purpose beyond human reason; finally, everything seems to be recorded in the absence of humans by devices that force the continuum of the flow of reality into a pyramidal order of vision. It is this vibration that is reflected in the mechanical recording device of reality that gives those who observe the images the illusion of a harmonic oscillation, the one that every observer hopes to find at the bottom of every vision as a transduction element for the knowledge of the world.

MATERIALS

Silver gelatin photography, wood, glass, video projector.

“…I must admit that, even though my background is purely scientific, sometimes artists have the faculty to represent, in an intuitive and unconscious way, hidden realities that bring them closer to the products of mathematicians’ and physicists’ insights. Apart from that, the latter have the ability to create worlds with a pronounced imagination that explain the phenomena of reality, while the artist manages to make reality vibrate by covering it with visual suggestions. The intuition present in this work, of bodies becoming vibrant in unison with the flow of energy that traverses the world and that we can feel through living bodies, recalls the harmonic oscillators elaborated by men of science to represent the phenomenal. What difference does it make then if ultimately both the artist and the scientist arrive at devising, aesthetic for the former and logical for the latter, devices that allow the representation of the cyclicity of time, the vibration of matter, and finally, man who is a trace of the continuous change of the world. As with the monk and the libertine, the coined woman and the ecstatic saints, the erudite and the genius cretin, there is no difference!”
Beo F. Tscheit
(Researcher in History of Science – Gottingen)