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2014

PASSIONE

La richiesta da parte della committenza di un’opera che avesse per tema della passione di Cristo da collocare nella chiesa del nuovo ospedale di Bergamo dedicata a Giovanni XXIII ha subito orientato il nostro interesse verso una rappresentazione che avesse come luogo la città di Bergamo. La scelta è dovuta alla consapevolezza del forte legame tra la città e la figura di questo papa il cui rapporto cordiale con la gente era influenzato anche dalle sue umili origini ; un figlio del contado bergamasco indirizzato ministero sacerdotale.

Da qui l’idea di rappresentare la Passione di Cristo che avesse come spazio scenico una città raccolta, ridotta all’essenziale, la cui struttura fosse influenzata da suggestioni medievali e che ricordasse il rito della Via crucis proposto da San Francesco agli esordi del secondo millennio della nostra era.

Una città costruita con l’apporto di elementi , non necessariamente contigui ma perfettamente riconoscibili, appartenenti alla parte monumentale di Città Alta; una città da costruire come quinta di una rappresentazione sacra e da rendere come mappa della geografia dello spirito. Ecco allora l’accostamento con la tradizionale devozione legata ai misteri della Via Dolorosa che San Francesco ha creato per avvicinare tutta l’umanità a Cristo attraverso la compassione.

Al di là dell’origine di questa pratica, mariana o francescana è una questione che ha più valenza per gli storici o i filologi, l’aspetto più interessante per gli artisti è la dinamica che ha portato all’elaborazione e al consolidamento di questo rito. Se inizialmente chi è stato testimone della Passione di Cristo ne ha coltivato la memoria degli accadimenti come successione eventi nella durata, orientandoli all’interno della topografia gerosolimitana, col tempo ha finito per dar loro la forma di stazioni ovvero racconto che ordina gli avvenimenti anche all’interno di uno spazio, creando un percorso. Ogni accadimento della Passione è fissato, dalla memoria e dalle Scritture, in un luogo ben preciso di Gerusalemme, e da questo momento diventa scena, quindi immagine cioè involucro sensibile attraverso cui contemplare il mistero della Passione. Ogni scena è dunque evento che cristallizza compiuto nelle stationes.

La città di Gerusalemme è il luogo a cui è rivolto lo sguardo della cristianità, il luogo primo della Passione di Cristo; la difficoltà a recarvisi ha finito col far diventare ogni luogo della cristianità un riflesso di Gerusalemme, soprattutto nei giorni in cui il rito della Passione viene celebrato. Questo riflesso proietta il sentimento dei fedeli nei luoghi di Gerusalemme cari alla cristianità, incrementando il pathos della rappresentazione del Cristo sofferente.

E’ in questa ricostruzione della città di Bergamo che si struttura il paesaggio della Passione. Luogo terreno che diventa teatro dell’incarnazione del Verbo cioè della rappresentazione del mistero del Dio che si fa uomo.

La scelta ripercorre il solco della tradizione dell’arte italiana a partire da Tiberio d’Assisi, influenzato dai cicli dipinti nella Basilica superiore da Giotto e Cimabue, che nel Quattrocento su committenza dei Disciplinati della Basilica di San Francesco dipinge una crocifissione che ha come sfondo paesaggistico una veduta del lago Trasimeno riconoscibile dai frati e dai fedeli. Riproporre spazi urbani e paesaggi che i fedeli sentissero come propri contribuisce ad alimentare la devozione per la Passione di Cristo. In ragione di ciò è stata effettuata la scelta di condensare la città di Bergamo in uno spazio interamente coglibile dallo sguardo e al tempo stesso costruito in modo che i personaggi della rappresentazione non si perdessero nell’architettura.

Anche qui la tradizione artistica europea ci ha aiutati nella soluzione: gli elementi urbani e paesaggistici dovevano essere pensati come quinte teatrali del mistero-evento, si doveva costruire un contenitore dello spazio urbano , un paesaggio che chiudesse le quinte urbane e infine giocare sulla scala delle proporzioni tra personaggi e edifici di sfondo.

Si sono create quindi due spazi, riconducibili a piazze aperte sul davanti e attorno a questi due spazi primari si è costruita la città. Il contenitore naturale degli edifici di questa città è diventato una rappresentazione in scala ridotta delle mura di Bergamo Alta con la scelta di elementi costruttivi quali baluardi, piattaforme e pezzi di mura riconoscibili come quelle della Fara e di Sant’Agostino. Le mura sono state dotate di porte d’accesso( ricordiamo che il tragitto della Passione prevede durante il percorso l’entrata e l’uscita dalla città attraverso porte e giardini) le porte utilizzate sono quelle di San Giacomo e quella di Porta San Lorenzo.

La costruzione di queste mura permette di dividere lo spazio dell’opera in spazio urbano e spazio della natura e quindi consente di costruire le quinte della rappresentazione e il percorso che si dipana dall’esterno all’interno della città. Gli spazi esterni alla base delle mura sono stati scelti fra quelli sottostanti le mura di San Lorenzo, Sant’Agostino e San Giacomo.

Il paesaggio in ultimo piano è costituito da frammenti di immagini di colline e alture che fanno da sfondo naturale a Bergamo Alta. La loro giustapposizione si origina dalla ricerca di equilibri compositivi piuttosto che dal una pura e semplice ricostruzione geografica dei luoghi.

Insieme al paesaggio sullo sfondo abbiamo le murate di case che sono scorci caratteristici del paesaggio urbano di Città Alta e che sono state costruite con ricordi suggestivi dei tetti e dei muri in pietra degli edifici di Gerusalemme che occupano le due colline principali.

Una volta progettato l’aspetto del paesaggio urbano e della campagna abbiamo dovuto affrontare la ripresa fotografica delle porzioni di città e campagna che avevamo prescelto. Per superare gli ostacoli tecnici che avrebbe opposto la ripresa fotografica tradizionale quali distanze fra gli edifici, punti di vista irraggiungibili e edifici troppo contigui per permettere una ripresa fotografica completa abbiamo deciso di cambiare il punto di vista e di utilizzare quindi una ripresa dall’alto.

In questo caso ci è venuta in aiuto la tecnologia attraverso l’utilizzo di un piccolo drone su cui è stata installata una fotocamera impostata per scatto continuo. Questa soluzione ha permesso di avere a disposizione punti di vista inusuali per i vari edifici con il vantaggio di avere a disposizione l’inquadratura della fotocamera a seconda dell’assetto di volo adottato dal veicolo.

I luoghi e gli edifici scelti per le quinte urbane sono: il Duomo, Santa Maria Maggiore, i giardini della Curia Vescovile, Il palazzo della Ragione, il Battistero, edifici di piazza Mercato del Fieno, la chiesa di Sant’Agostino, il Campanone e molti altri edifici del tessuto urbano di Città Alta. Inoltre abbiamo scelto di ricostruire selciati e lastricati per ricordare il Lithostrotos ( Gabbatha) spiazzo antistante il Pretorio e il tribunale dell’antica Gerusalemme.

La fase successiva è stata quella della ripresa fotografica della sacra rappresentazione della Passione. Abbiamo radunato una compagnia ad hoc, attori presi dalla strada e assolutamente non professionisti che recitassero i ruoli di Cristo, Pilato, Maria e le pie donne, il Cireneo, Pilato, Caifa, i carnefici e gli astanti. Per i personaggi di contorno che si compongono in folla è stato scelto di effettuare delle riprese durante le sacre rappresentazioni che , durante la Settimana Santa, si tengono nei paesi della bergamasca.

Abbiamo così approntato una recita della Passione di Cristo in cui gli attori hanno composto dei quadri viventi lungo un itinerario prestabilito all’interno della città antica. Anche in questo caso, per unità compositiva, siamo stati obbligati ad un punto di ripresa dall’alto e una costante di quasi ogni scena e che il Cristo rivolge lo sguardo verso lo spettatore.

Gli abiti delle comparse e degli attori sono definiti come un miscuglio tra stile attuale e costume storico, questo per ancorare la rappresentazione nella vita di tutti i giorni e fare in modo che il mistero della passione sia più sentito dagli spettatori aumentandone il pathos.

Quindi le scene presenti nell’opera sono documentazione di una rappresentazione e ad esempio la tavolata dell’ultima Cena è documentazione del pasto preparato e condiviso da tutta la compagnia che ha recitato la Passione.

Una volta ricostruita la scenografia dei luoghi , abbiamo deciso il percorso della rappresentazione che inizia dalla porta in alto a sinistra con l’entrata in Città e si conclude con la Deposizione nel sepolcro in alto a destra. In base a questo percorso sono stati posizionati i diversi gruppi decidendo che le scene nell’orto di Getsemani e quella con Ponzio Pilato avvenissero nel primo piano esterno alla cinta muraria. Sulla collina di destra che è riferibile al Golgota avvengono le scene della crocifissione , della morte e della deposizione, secondo lo schema riportato. All’interno delle mura avvengono le scene dell’ultima cena, Cristo di fronte a Caifa, flagellazione, le due cadute , l’incontro con la Veronica, la negazione di Pietro e l’incontro con le donne di Gerusalemme. Sulle rampe d’accesso allele due porte abbiamo l’episodio di Simone di Cirene e il Cristo che si intrattiene con alcuni bambini.

Il percorso è topograficamente descritto nell’immagine che descrive il percorso: 1 Entrata in Gerusalemme , 2Ultima cena , 3 Preghiera in Getsemani, 4 Arresto nell’Orto degli Olivi, 5Comparsa davanti a Caifa, 6 Comparsa davanti a Pilato, 7 Flagellazione, 8 Preparazione alla salita al Calvario, 9 Cristo parla alle donne di Gerusalemme, 10 Negazione di Pietro, 11 Prima Caduta del Cristo, 12 Seconda Caduta del Cristo, 13 Terza Caduta del Cristo, 14 Accanimento dei carnefici, 15 Simone di Cirene, 16 Cristo è inchiodato alla croce, 17 Il buon ladrone, 18 Innalzamento della Croce, 19 Morte di Cristo, 20 Cristo messo nel sepolcro.

In riferimento a San Francesco abbiamo posizionato sul primo baluardo una scena del Santo in compagnia del lupo e l’ambientazione della stessa ci ha portati a ricostruire un giardino con erbe e fiori di campo di dimensioni più grandi del normale . Il tema della natura che partecipa al dolore della Passione di Cristo è proposto con l’inserimento di piante autoctone ed esotiche che sono state poste a contorno della scenografia delle singole stazioni della Via Dolorosa.

La natura è presente, oltre che con le piante, anche con animali esotici e non che sono rappresentati all’interno degli scorci urbani e nelle campagne circostanti. Questo sottolinea la partecipazione della natura, insieme all’umanità tutta, alla sofferenza di Cristo. Siamo stati in questo influenzati dalla lettura del vangelo apocrifo dello pseudo-Matteo in cui viene riportato nei passi XVIII[ …è inevitabile che le fiere selvatiche si ammansisca nodi fronte a me] e XXXV[Gli animali mi riconoscono e si fanno mansueti, gli uomini mi vedono e non mi riconoscono] l’amore di Gesù fanciullo per gli animali e la rassicurazione ai suoi genitori che le belve feroci con lui sono mansuete. Oltre ai mammiferi, sono presenti anfibi, uccelli e insetti gli ultimi mimetizzati tra i fiori e gli steli d’erba dei prati. Nel cielo della crocifissione sono presenti infine i corvi a sottolineare il sacrificio che si è compiuto.

La scelta degli animali è di natura simbolica ed è stata influenzata dalla lettura dei classici bestiari medievali tra cui quelli di maggior riferimento sono stati: il “ Bestiario moralizzato di Gubbio” e il “Libellus de natura animalium”. Ogni animale è stato scelto in base alle virtù che simboleggia.

La tecnica usata è la fotografia digitale con stampa su carta cotone con interventi di colore sul supporto stesso. Il tono generale dell’immagine è il bianco e nero della fotografia che serve a dare unità a tutta la rappresentazione e a conferire, inoltre, un’ atmosfera drammatica alle scene. Sul supporto sono stati effettuati degli interventi di colore con pigmenti polimerici e altri interventi con pigmenti tradizionali.

Il lavoro è proposto come dittico e prevede una cornice singola per ogni pala di cui è composta l’opera, pannello di destra e di pannello di sinistra. La cornice è costituita da profili in legno e acciaio con interventi di colore bianco sulle parti in legno interne alle cornici. La chiusura della cornice è ottenuta attraverso di vetri anti Uv con uso di tecnologia antiriflesso molto avanzata, che abbatte la trasmissione di raggi Uv dall’esterno alla stampa digitale ed elimina la dominante di colore dei vetri antisfondamento.

L’immagine è stampata su carta Canson per fine art, carta cotone da 300g/m , fabbricata con procedimenti che ne garantiscono la durata nel tempo; gli inchiostri con cui è stampata l’immagine digitale sono inchiostri per esacromia polimerizzati e con durata garantita oltre 100 anni e con profondità di colore ad alta densità.

L’immagine è ottenuta per stampa digitale con macchine dedicate per stampe continue di grandi superfici e il cui uso richiede personale altamente specializzato e la configurazione della curva di stampa che richiede prove di settaggio che richiedono un largo consumo della stessa carta ad alta grammatura.

Dimensioni singola immagine a vivo h 262 cm x L 146 cm
Dimensione singola cornice circa h 272 x 156 cm

STAUROS

L’OPERA

Il simbolo della croce condensa in sé tutte le valenze cristologiche alle quali si aggiungono quelle del valore universale di questo sacrificio che si riflettono sul mistero della creazione. Tutto questo è reso attraverso l’uso del suono del rumore residuo della nascita dell’universo istante che anche per i non credenti rappresenta l’attimo del gesto della Creazione.

La collocazione è finalizzata per rimarcare la separazione tra lo spazio profano e lo spazio sacro. Lo spazio sovrastante l’accesso alla chiesa , attraverso la collocazione della croce nella parte alta del vano, illuminata e illuminante, rimarca l’orientatio cosmica : l’uomo come essere spirituale è orientato verso la luce, quindi il sorgere del sole da oriente e verso l’alto cioè in direzione della stella polare. La croce posta in alto sopra il passaggio d’entrata si pone sul piano dell’asse verticale, quello che viene chiamato Axis Mundi l’asse privilegiato nella comunicazione dell’uomo con la divinità.

L’evento è l’incontro tra la croce e la chiesa, un incontro in cui i due elementi abbiano una funzionalità reciproca: l’orientamento e l’accoglimento. Collocare la croce nella chiesa è riuscire a trovare una posizione naturale finalizzata all’orientamento dell’edificio allineando lo stipes a 45,7 ° di latitudine e il patibulum sulla direzione est/ ovest. Allo stesso tempo bisognava trovare una collocazione nello spazio sovrastante il vestibolo che fosse naturale collocazione quasi che la croce sia il residuo dello svuotamento che porta dal vestibolo alla luce sommitale per tramite della croce.

L’opera diventa così corpo luminoso riflettente la luce che si origina dalla sommità dell’intercapedine dell’entrata e raggiunge i fedeli che varcano la soglia della chiesa. La croce è ancorata all’edificio sospesa sopra la via d’accesso alla chiesa dando l’impressione di levitare sopra il vestibolo. Essa ha dimensioni di 3 m di larghezza per 5 m di altezza, la sezione è di 35 x 35 cm. Il materiale usato è legno con lavorazione ottimizzata per graduare il tono di colore del manufatto e le venature dell’essenza scelta.

Costruita su un’intelaiatura in legno leggero su cui è fissata l’essenza di legno chiaro di copertura con caratteristiche di robustezza e leggerezza e dotata di una texture che riflette la luce con una luminescenza particolare.

MATERIALI
Legno verniciato bianco.
Viene preparato un telaio su cui costruire l’involucro esterno della croce. dal soffitto è prevista l’illuminazione a caduta che avvolge la croce dando un effetto di un corpo luminoso immerso nella luce.

The request from the commissioning party for a work themed on the Passion of Christ to be placed in the church of the new hospital in Bergamo dedicated to Giovanni XXIII immediately directed our interest towards a representation set in the city of Bergamo. The choice was due to the awareness of the strong bond between the city and the figure of this pope, whose cordial relationship with the people was also influenced by his humble origins; a son of the Bergamo countryside directed towards the priestly ministry.

From here arose the idea of ​​representing the Passion of Christ with a scenic space set in a compact city, reduced to its essential elements, whose structure was influenced by medieval suggestions and reminiscent of the rite of the Via Crucis proposed by St. Francis at the beginning of the second millennium of our era.

A city built with the contribution of elements, not necessarily contiguous but perfectly recognizable, belonging to the monumental part of the Upper Town; a city to be built as the backdrop of a sacred representation and to be rendered as a map of the geography of the spirit. Hence the association with the traditional devotion linked to the mysteries of the Via Dolorosa that St. Francis created to bring all humanity closer to Christ through compassion.

Beyond the origin of this practice, whether Marian or Franciscan, a matter of greater significance for historians or philologists, the most interesting aspect for artists is the dynamics that led to the elaboration and consolidation of this rite. If initially those who witnessed the Passion of Christ cultivated the memory of the events as a succession of events over time, orienting them within the topography of Jerusalem, over time they ended up giving them the form of stations, that is, a narrative that orders the events even within a space, creating a path. Each event of the Passion is fixed, from memory and from the Scriptures, in a very precise place in Jerusalem, and from that moment it becomes a scene, therefore an image, that is, a tangible envelope through which to contemplate the mystery of the Passion. Each scene is thus an event that crystallizes, completed in the stationes.

The city of Jerusalem is the place to which the gaze of Christianity is directed, the primary place of the Passion of Christ; the difficulty of going there has ended up making every place of Christianity a reflection of Jerusalem, especially on the days when the rite of the Passion is celebrated. This reflection projects the feelings of the faithful onto the places of Jerusalem dear to Christianity, increasing the pathos of the representation of the suffering Christ.

It is in this reconstruction of the city of Bergamo that the landscape of the Passion is structured. A terrestrial place that becomes the theater of the Incarnation of the Word, that is, the representation of the mystery of God becoming man.

The choice follows the tradition of Italian art starting from Tiberio d’Assisi, influenced by the cycles painted in the Upper Basilica by Giotto and Cimabue, who in the fifteenth century, commissioned by the Disciplinati of the Basilica of San Francesco, painted a crucifixion with a landscape background of a view of Lake Trasimeno recognizable by the friars and the faithful. Reproducing urban spaces and landscapes that the faithful felt as their own helps to fuel devotion to the Passion of Christ. For this reason, the decision was made to condense the city of Bergamo into a space entirely perceptible to the eye and at the same time built in a way that the characters of the representation would not get lost in the architecture.

Here too, European artistic tradition has aided us in the solution: urban and landscape elements had to be conceived as theatrical backdrops of the mystery-event. A container of urban space had to be built, a landscape that closed the urban backdrops, and finally, playing on the scale of proportions between characters and background buildings.

Thus, two spaces were created, identifiable as squares open at the front, and around these two primary spaces, the city was built. The natural container of the buildings of this city became a scaled-down representation of the walls of Upper Bergamo, with the choice of construction elements such as bastions, platforms, and pieces of walls recognizable as those of Fara and Sant’Agostino. The walls were equipped with access gates (remembering that the route of the Passion involves entering and leaving the city through gates and gardens); the gates used are those of San Giacomo and Porta San Lorenzo.

The construction of these walls allowed dividing the space of the work into urban space and space of nature, thus allowing the construction of the backdrops of the representation and the path that unfolds from the outside to the inside of the city. The outer spaces at the base of the walls were chosen from those below the walls of San Lorenzo, Sant’Agostino, and San Giacomo.

The background landscape consists of fragments of images of hills and heights that serve as a natural backdrop to Upper Bergamo. Their juxtaposition originates from the search for compositional balances rather than from a purely geographical reconstruction of the places.

Together with the background landscape, we have the walled houses, which are characteristic glimpses of the urban landscape of the Upper Town and which have been built with suggestive memories of the roofs and stone walls of the buildings of Jerusalem occupying the two main hills.

Once the urban landscape and countryside scenery were designed, we had to tackle the photographic capture of the selected portions of the city and countryside. To overcome the technical obstacles posed by traditional photographic shooting, such as distances between buildings, unreachable viewpoints, and buildings too close together to allow for a complete photographic capture, we decided to change the point of view and use an aerial perspective.

In this case, technology came to our aid through the use of a small drone equipped with a continuously shooting camera. This solution allowed us to have access to unusual viewpoints for the various buildings, with the advantage of having the camera framing according to the flight attitude adopted by the vehicle.

The places and buildings chosen for the urban backdrops include: the Cathedral, Santa Maria Maggiore, the gardens of the Episcopal Curia, the Palazzo della Ragione, the Baptistery, buildings in Piazza Mercato del Fieno, the church of Sant’Agostino, the Campanone, and many other buildings in the urban fabric of Città Alta. Additionally, we chose to reconstruct cobblestones and paving to resemble the Lithostrotos (Gabbatha), the courtyard in front of the Praetorium and the tribunal of ancient Jerusalem.

The next phase involved the photographic capture of the sacred representation of the Passion. We gathered a special company of actors, non-professionals taken from the street, to play the roles of Christ, Pilate, Mary and the pious women, Simon of Cyrene, Pilate, Caiaphas, the executioners, and the bystanders. For the background characters composing the crowd, we chose to shoot during the sacred representations that take place in the towns of the Bergamo area during Holy Week.

We thus prepared a performance of the Passion of Christ in which the actors portrayed living tableaux along a predetermined route within the ancient city. In this case too, for compositional unity, we were compelled to shoot from above, ensuring that in almost every scene, Christ directed his gaze towards the audience.

The costumes of the extras and actors are defined as a blend of contemporary style and historical costume, aiming to anchor the representation in everyday life and ensure that the mystery of the passion is felt more deeply by the viewers, thus increasing the pathos.

Therefore, the scenes present in the work document a representation; for example, the table of the Last Supper documents the meal prepared and shared by the entire company that acted in the Passion.

Once the scenery of the locations was reconstructed, we decided on the route of the representation, which begins from the door at the top left with the entrance into the City and concludes with the Deposition in the tomb at the top right. Based on this route, the various groups were positioned, deciding that the scenes in the Garden of Gethsemane and with Pontius Pilate would take place on the external ground level outside the city walls. On the hill to the right, which corresponds to Golgotha, the scenes of the crucifixion, death, and deposition take place, according to the provided schema. Inside the walls, the scenes of the Last Supper, Christ facing Caiaphas, the scourging, the two falls, the encounter with Veronica, Peter’s denial, and the encounter with the women of Jerusalem occur. On the access ramps to the two gates, we have the episode of Simon of Cyrene and Christ interacting with some children.

The route is topographically described in the image depicting the path: 1. Entrance into Jerusalem, 2. Last Supper, 3. Prayer in Gethsemane, 4. Arrest in the Garden of Olives, 5. Appearance before Caiaphas, 6. Appearance before Pilate, 7. Scourging, 8. Preparation for the ascent to Calvary, 9. Christ speaks to the women of Jerusalem, 10. Peter’s denial, 11. First Fall of Christ, 12. Second Fall of Christ, 13. Third Fall of Christ, 14. Persecution by the executioners, 15. Simon of Cyrene, 16. Christ is nailed to the cross, 17. The good thief, 18. Raising of the Cross, 19. Death of Christ, 20. Christ laid in the tomb.

In reference to St. Francis, we positioned a scene of the Saint with the wolf on the first bastion, and the setting led us to reconstruct a garden with herbs and wildflowers larger than usual. The theme of nature participating in the pain of Christ’s Passion is proposed by including native and exotic plants surrounding the scenery of the individual stations of the Via Dolorosa.

Nature is present not only with plants but also with exotic and non-exotic animals represented within the urban views and surrounding countryside. This underscores nature’s participation, along with all humanity, in the suffering of Christ. We were influenced in this regard by the reading of the apocryphal Gospel of Pseudo-Matthew, in which it is reported in passages XV [“…it is inevitable that the wild beasts tame themselves before me”] and XXXV [“The animals recognize me and become gentle, men see me and do not recognize me”] Jesus’ love for animals as a child and the reassurance to his parents that the fierce beasts with him are gentle. In addition to mammals, there are amphibians, birds, and insects, the latter camouflaged among the flowers and grass stems of the meadows. In the sky of the crucifixion, there are finally ravens to emphasize the sacrifice that has been made.

The choice of animals is symbolic and has been influenced by the reading of medieval bestiaries, including the most referenced ones: the “Moralized Bestiary of Gubbio” and the “Libellus de natura animalium”. Each animal was chosen based on the virtues it symbolizes.

The technique used is digital photography with printing on cotton paper with color interventions on the support itself. The general tone of the image is the black and white of photography, which serves to give unity to the entire representation and also confer a dramatic atmosphere to the scenes. Color interventions were made on the support with polymer pigments and other interventions with traditional pigments.

The work is proposed as a diptych and includes a single frame for each panel that makes up the work, right panel and left panel. The frame consists of profiles in wood and steel with white color interventions on the wooden parts inside the frames. The frame is closed with UV-resistant glass using very advanced anti-reflection technology, which reduces the transmission of UV rays from outside to the digital print and eliminates the color dominance of the anti-breakage glass.

The image is printed on Canson fine art paper, 300g/m cotton paper, manufactured using processes that guarantee its durability over time. The inks used for the digital image printing are polymerized six-color inks with a guaranteed lifespan of over 100 years and high-density color depth.

The image is obtained through digital printing with machines dedicated to continuous printing of large surfaces, requiring highly specialized personnel and a print curve configuration that requires setting tests, consuming a large amount of the same high-grammage paper.

Individual image size: H 262 cm x W 146 cm
Individual frame size: approximately H 272 x W 156 cm

STAUROS

THE WORK

The symbol of the cross encapsulates all the Christological meanings, to which are added those of the universal value of this sacrifice, reflecting on the mystery of creation. All of this is rendered through the use of the sound of the residual noise of the universe’s birth, an instant that, even for non-believers, represents the moment of Creation.

The placement is aimed at emphasizing the separation between the profane and the sacred space. The space above the church’s entrance, with the placement of the cross in the upper part of the aperture, illuminated and illuminating, underscores the cosmic orientation: man, as a spiritual being, is oriented towards the light, hence the rising of the sun from the east and upwards, in the direction of the pole star. The cross placed high above the entrance passage is positioned on the plane of the vertical axis, what is called the Axis Mundi, the privileged axis in the communication of man with the divine.

The event is the encounter between the cross and the church, an encounter in which the two elements have a reciprocal functionality: orientation and welcoming. Placing the cross in the church is about finding a natural position aimed at orienting the building by aligning the stipes at 45.7° latitude and the patibulum in the east/west direction. At the same time, a placement had to be found in the space above the vestibule that was a natural location, almost as if the cross were the residue of the emptying that leads from the vestibule to the summit light through the cross.

The work thus becomes a luminous body reflecting the light originating from the top of the gap of the entrance and reaching the faithful who cross the threshold of the church. The cross is anchored to the building, suspended above the access path to the church, giving the impression of levitating above the vestibule. It has dimensions of 3 meters in width by 5 meters in height, with a section of 35 x 35 cm. The material used is wood, with processing optimized to modulate the color tone of the artifact and the veins of the chosen essence.

Built on a lightweight wooden framework onto which the light wood covering essence is fixed, characterized by robustness and lightness, and equipped with a texture that reflects light with a particular luminescence.

MATERIALS
White painted wood.
A frame is prepared to build the outer casing of the cross. Ceiling-mounted drop lighting is provided to envelop the cross, giving an effect of a luminous body immersed in light.